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Infodump: quando il romanzo diventa un manuale

Infodump: quando il romanzo diventa un manuale

Se le informazioni vanno taciute…

Un romanzo non è un manuale di istruzioni. Basterebbero queste poche parole per spiegare di cosa stiamo parlando. Quando si scrive un romanzo, occorre evitare di lasciarsi andare a lunghi elenchi di informazioni da trasmettere al lettore, tutte e tutte insieme. Ciò che si vuole comunicare deve essere misurato e il modo con cui lo si fa va perfezionato.

 

Evocazione vs Esposizione

L'infodump nei romanziRivelare senza dire: questo è il problema. Quando si forniscono informazioni, e qualunque cosa tu scriva di certo qualche informazione prima o poi dovrai fornirla, il rischio è quello di apparire alla stregua di uno stucchevole documentario senza immagini. Bisogna pertanto individuare il modo corretto di comunicarle al lettore. E il modo corretto, quando si scrive un romanzo, consiste nell’evocare.

Evocare significa che devi evitare di esporre. Non riempire le pagine del tuo libro di informazioni inutili; ricorda che il tuo scopo è emozionare chi legge. Ci sono cose che vanno dette e altre che sarebbe meglio tacere. Impara a riconoscere le une e le altre e poi dosa le prime, eliminando e seconde.

L’infodump può appesantire le descrizioni (quando troppo lunghe e ricche di particolari pochi interessanti), i personaggi (introdurre un personaggio in scena non vuol dire farne l’identikit come fosse ricercato dalla polizia), i dialoghi (se hai costruito un romanzo sul mistero, non usare la strategia di mettere in bocca ai tuoi personaggi la soluzione dell’enigma, attraverso “spiegoni” che da soli occupano metà del libro).

 

Evitare descrizioni esagerate e lunghi frammenti esplicativi

Niente dichiarazioni, spiegazioni, chiarimenti espliciti. L’infodump manca del tutto di eleganza, è tedio allo stato puro, non ha un briciolo di stile; cancella la suspence, è veleno per la narrazione, inaridisce i paragrafi; annienta il fascino e sgretola la fantasia. L’infodump smorza l’emozione del testo. Per questo è fondamentale stare sempre attenti a come si costruisce il proprio romanzo, imparando a trovare la tecnica di scrittura corretta per fare emergere al meglio quanto si vuole comunicare. E allora tratteggia, pennella, affina!

 

Meglio poco (misterioso) che troppo (noioso)

Non scrivere che la sedia poggiava su quattro gambe; semmai che un velo di ruggine cominciava a comparire sulle gambe della sedia. Non raccontarmi che Luigi era alto centosettantacinque centimetri, pesava ottanta chili, aveva i capelli neri e gli occhi marroni, mani regolari, un sorriso normale, era sposato con una donna dalla quale aveva avuto due figli, i suoi genitori erano entrambi deceduti, lavorava in banca e giocava a calcetto ogni mercoledì sera; accenna piuttosto al suo vizio di lisciarsi spesso le sopracciglia come a pettinarle. E soprattutto non far dire a Marcella che «L’assassino deve essere senz’altro il tassista, perché la sera della sua morte Luca dopo aver lasciato la comitiva al locale probabilmente ha preso un taxi per tornare a casa e siccome c’era un conto in sospeso con uno dei tassisti per via di una vecchia corsa non pagata e di quella triste storia con la sua ex, che lo aveva tradito proprio con uno che di lavoro faceva il tassista, di certo qualcosa in quel taxi deve essere successo quella sera»; meglio limitarsi a ricordare al lettore che «Luca non guidava mai quando sapeva che avrebbe bevuto un bicchiere di troppo».